Molte sono oggi le discipline e le pratiche che includono l’uso del corpo in un processo di crescita vuoi psicologica che spirituale. Questo nuovo atteggiamento risponde certamente a delle mutate esigenze non soltanto esteriori o estetiche.

Vediamo di comprendere qualche ragione che giustifichi l’esigenza di integrare il corpo alla mente e allo spirito.


Una definizione della parola “integrare” è: “completare, aggiungere ciò che manca”. Credo che tale parola, con il suo significato, sia molto utile, appropriata per risolvere, perlomeno interiormente, parecchi conflitti.
Anche se solo teoricamente, sembra che l’idea e la pratica della contrapposizione, della dialettica, dunque del conflitto, stia per essere abbandonata a favore del principio di unione, unità, armonia, accettazione, dunque integrazione.
Pochi, in quest’epoca di culto per il corpo, vuoi cosmetico, vuoi “somato-terapeutico”, si sognerebbe di patrocinare la concezione medievale di soma come prigione dell’anima.

D’altra parte la stessa anima ha cambiato look ed oggi, con nuovi nomi come Sé o Essenza, Centro, ecc., è più eclettica e non si lascia intimidire da un corpo più o meno malandato. Tanto è vero che le discipline per raggiungere una meta spirituale, attraverso o contemporaneamente ad un lavoro sul corpo, sono tante e fioriscono variopinte nel giardino della “psicosomatica”.

Questo vuol dire che invece di considerare un corpo carceriere di un’anima, si cerca di far sì che il prigioniero venga liberato, proprio dallo stesso carceriere, che dunque può sentirsi anch’esso affrancato dal dovere di sorveglianza. Il lieto fine della situazione è quello che i due vanno a spasso felici per il mondo.
Questo potrebbe essere uno degli esempi di integrazione, di completamento. In effetti l’epilogo della storiella è un colpo di scena: infatti, quelli che nella situazione di prigionia, sembravano due, stando amorevolmente a braccetto, si accorgono che sono la stessa entità, che sono due aspetti di un medesimo soggetto, che cioè sono uno (IO SONO).
Le nuove tendenze cognitive sono olistiche: perché stare in guerra tra corpo e spirito, tra emozione e raziocinio, tra sud e nord, tra sesso maschile e femminile, tra Yin e Yang…?
Forse è meglio integrare, completarsi, collaborare, in un pianeta dove ci sono parecchie difficoltà.

Questa è una via che, presuntuosamente, potremmo definire dell’amore e della verità. Dell’amore perché i sentimenti di contrapposizione sono, in genere, di allontanamento, sfida, odio; mentre quelli dell’unione sono attrattivi, affettuosi e amorevoli. Quanto alla verità, onorata da tale processo, in quanto la sensazione di essere opposti, porta all’idea di essere due cose diverse, mentre l’unione porta consapevolezza della vera verità, che è quella che siamo tutti UNO.
A questo punto la visione si amplia. L’intuizione, corroborata da un’adesione ad una visione transpersonale, cioè alla ricerca di un principio unitario di quanto esiste, ci porta a credere che l’esistenza sia una manifestazione concreta di un Io superiore, comunque lo si voglia chiamare: Dio, Vita, Assoluto, Unità Cosmica, Spirito…
Se riconosciamo in noi e nell’universo che ci circonda, questo Principio Unico, possiamo procedere ad un ulteriore passo verso il principio di integrazione: per arrivare al tema più specifico riguardante il corpo, la mente, lo spirito.
Il Principio Unico si esprime in una molteplicità di forme: esseri di ogni specie, energie, pensieri, leggi, effetti, ecc. Ognuno di questi aspetti, dal minerale al sentimento più sottile, che ci pervade nella suggestione di un tramonto, rappresenta o meglio è un‘espressione di Esso.

La meraviglia è questa: un‘enorme ricchezza, un’inesauribile varietà di forme, suoni, colori, una misteriosa infinità e, d‘altra parte, un‘armonia, talvolta nascosta ai nostri occhi, tra gli innumerevoli elementi di questa smisurata orchestra cosmica.
II perché di tutto ciò è roba da filosofi e teologi.

Nel nostro piccolo, possiamo fare di nuovo appello all‘intuizione, per intravedere una legge che si esprime attraverso ogni essere, ogni parte di quell‘Unità. La potremmo definire la “legge dello sviluppo ottimale”. Tende a crescere, ad esprimersi, ad arrivare ad un punto di massimo rigoglio, di massima funzionalità, bellezza, intelligenza.

Così è per una pianta, così nelle armonie dei cristalli, nella biologia, nell‘uomo.

Sembra, che ogni elemento del “creato“ tenda a mostrare al massimo la magnificenza del suo Creatore.

Per usare un linguaggio più laico, ogni parte tende a rispecchiare le qualità, le caratteristiche dell‘intero al quale appartiene.

Questo vale anche per una qualsiasi parte riguardo alle sue sotto parti: nella pianta del piede, ad esempio, è rispecchiato tutto l‘uomo, cosi nell‘iride, nelle molecole c‘è tutta la struttura dell‘uomo e così via.     (segue…)