Il disgusto è un’emozione di base, avente la funzione di proteggere l’essere umano, dal contatto con stimoli potenzialmente dannosi o contaminanti. Come tutte le emozioni di base, il disgusto è un’eredità dei nostri antenati preistorici, per i quali era di vitale importanza, per proteggersi dal rischio di ingerire sostanze velenose e tossiche.
Il disgusto è una sensazione spiacevole, un sentimento di repulsione, un fastidio, che può essere attivato dagli stimoli più disparati: un alimento che proprio non ci piace, un odore che ci ricorda un evento spiacevole, un edificio molto sporco, la vista di un nostro ex che passeggia per strada, ecc.
Ciò che troviamo disgustoso non vale quindi per tutti: è universale l’emozione del disgusto, ma non ciò che la stimola.
Ad esempio, riferendoci al cibo, per molte culture occidentali fa ribrezzo mangiare gli insetti, alimento (ricco di proteine!) che, invece, fa parte della dieta di molte popolazioni orientali.

Darwin, Rozin e colleghi hanno raggruppato i quattro differenti domini nei quali può manifestarsi disgusto:

– Core disgust: il disgusto di base, stimolato da alcuni alimenti, animali e prodotti corporei con lo scopo di proteggere il corpo dalla contaminazione.
– Animal reminder disgust: il disgusto che riporta alla nostra natura animale, il quale comporta ripugnanza verso oggetti e azioni che ci ricordano le nostre origini animali e la nostra mortalità.
– Interpersonal disgust: il disgusto interpersonale, che ha la funzione di proteggere l’anima e l’ordine sociale attivato dal contatto con altri indesiderabili.
– Moral disgust: il disgusto morale, attivato dalle infrazioni o reati morali a salvaguardia dell’ordine sociale.

In quanto emozione, il disgusto ha una componente di stato, ossia l’attivazione fisiologica in presenza di uno stimolo disgustoso, e una componente di tratto, ossia la tendenza, relativamente stabile, che determina in che grado le persone provano disgusto, in contesti e situazioni differenti.
Si può anche distinguere tra propensione al disgusto e sensibilità al disgusto: con la prima tipologia s’intende la tendenza a provare disgusto con maggiore frequenza ed intensità, mentre la seconda si riferisce alla tendenza a sovrastimare le conseguenze negative delle manifestazioni del disgusto.