Colloquio secondo
(Ovvero del lavoro)

Passano i giorni e mi rendo sempre più conto che, se devo tornare, torno con qualcosa da dire e non più con qualcosa da chiedere a Padre Vittorio. Egli é stato il rifugio di ogni inquietudine, lo specchio di quello che non sapevo vedere, e soprattutto ha risposto sempre alle domande che non ho fatto, con quella sapienza che scruta con compassione profonda ogni cuore. Ciò che dice, spesso non é immediatamente comprensibile, ma le sue parole sono lanciate nel vento dell’Universo che tutto comprende e tornano nel quotidiano come eco, affacciandosi alle circostanze della vita che finalmente si rendono leggibili.
Tanto spesso quanto ho portato la mia, altrettanto spesso ho portato altrui inquietudini e sofferenze aldilà di quella porta, davanti alla pala d’altare della Madre di Dio ho sempre sentito “non la mia, Signore, ma la tua volontà sia fatta” ed ogni cosa, lì dentro é diventata dono, preghiera e sacrificio, ogni vicenda umana, ogni domanda, ogni pensiero…

<<Rapisca, ti prego, o Signore,
l’ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,
perché io muoia per amore dell’amor tuo,
come tu ti degnasti di morire
per amore dell’amore mio>>

È quello che Padre Vittorio ripete impercettibilmente muovendo le labbra, mentre io leggo queste parole di Francesco ad alta voce, le leggo per lui, impostando un po’ la voce, le leggo per me, perché mi risuonino dentro, e le leggo per chi ogni giorno muore per amore…
“Ma è vero – dico dopo aver terminato – che esistono scritti di Francesco che sono stati espunti dalle fonti accreditate dagli studiosi…”
Sembra che l’osservazione non gli piaccia del tutto, e che voglia rispondere d’ impeto, ma non gli riesce di mantenersi ruvido per più di qualche secondo, e la reazione sfuma sul suo volto in un pacifico sorriso che dice:
“No, tutto quello ch’é da dire di Francesco è scritto, tutto.”
Dentro quella parola, tutto, vi é la fede assoluta che il messaggio di Francesco sia il suo esempio stesso, sia la lieta Povertà che lo accompagna alla scoperta della sua vocazione, durante il lavoro in San Damiano, nella gioia degli uccelli al suo arrivo sul monte della Verna, quella che per la strada, accompagnato da frate Leone, gli fa rispondere che cosa sia la vera letizia, tutto é il lavoro di Francesco, l’opera sua, all’ombra della croce

Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo (1Cor.4,7).

Gli storici che si sono occupati del Santo, sono d’accordo nel ritenere probabile che egli, nell’accompagnare il padre Pietro nei frequenti viaggi in Francia, sia stato fortemente impressionato dalla vita condotta dai seguaci di Pietro Valdo, un ricco mercante di Lione, il quale, una volta provveduto alla moglie ed ai figli, distribuì tutto quello che aveva ai poveri ed iniziò a condurre un’esistenza da predicatore itinerante diventando così un modello di virtù. Nei suoi riguardi lo stesso papato ebbe qualche esitazione prima di decidersi alla condanna del movimento: infatti nel 1179 i seguaci avevano ottenuto da Roma una mezza approvazione, che però fu annullata dalla scomunica fulminata nel 1184 dal concilio di Lione. Quando fu creata la Santa Inquisizione, Pietro Valdo era già morto, i suoi furono oggetto di persecuzione, e molti di loro negli anni successivi vennero consegnati alle fiamme.
Le istanze di un ritorno alla vita evangelica, od a quella che si credeva tale, si affacciarono altre volte nel corso del Medioevo: accanto ai Valdesi ed ai Francescani si possono collegare anche i Battisti della Svizzera e della Germania meridionale: anche essi si proponevano di vivere come i primi cristiani dell’epoca apostolica, cosa che comportava l’allontanamento deciso da ogni mondanità; ma contemporaneamente rifiutavano qualsiasi aspetto tendente a divinizzare le creature di questo mondo, poiché divino è soltanto Dio; e questo secondo pensiero non era molto ben accetto al Papa, poiché di fatto conduceva sia alla negazione del culto dei santi, sia al rifiuto dell’indiscutibile autorità di Roma, e quindi all’eresia, questi movimenti di spiritualismo laico stimolavano la spinta alla predicazione, al fine di esortare le folle alla penitenza ed alla conversione verso la pietà, la devozione e l’ascetismo.