Non si può precisare, se fosse maggiore, il numero di Compagni Costruttori che entravano nel Tempio o quello di Cavalieri Templari che accedevano al grado di Compagno, restando nell’Ordine. Certo è che una sorgente delle peculiarità templari, dei particolari strani dei riti, della simbologia, molto segreta e ricca, si trova nelle corporazioni di compagni, artigiani ed operai, vere biblioteche di leggende, di segni geroglifici, di ermetismo, conservati e trasmessi da millenni.
Tutto ciò passò al Tempio, durante i duecento anni di intensa collaborazione tra le due organizzazioni.
Fin dagli inizi dell’Ordine, vi fu un certo numero di cavalieri e fratelli templari che riceveva l‘iniziazione di compagno, all’interno della confraternita, quando venivano chiamati, per il loro talento, a dirigere i lavori di costruzione o a fare da maestro per gli apprendisti.
II fatto è che nessuno, di quanti convivevano con loro, si era preoccupato del perché avessero cominciato a dare forma poligonale alle chiese, di certe commende o perché Ie costruissero rotonde, secondo la pianta del Sigillo di Salomone…

I fratelli esclusivamente guerrieri, gli scudieri, i serventi si abituarono subito ai segni, che interpretavano come decorazioni, secondo il gusto del momento, ignoravano i riti, insoliti o per loro, incomprensibili “usanze da cavalieri”; si accorsero soltanto che, dietro quel simbolismo “strano” e quelle usanze “curiose”, vi era qualcosa di più, quando gli inquisitori Ii interrogarono brutalmente nel 1307; ma ormai era tardi per riflettere.
I cavalieri colti, cappellani e compagni, si riunivano sotto la presidenza di un Maestro d’Opera, in una loggia di compagni di grado superiore e vi ricevevano nozioni di storia del loro lavoro e venivano loro spiegati i segreti e i simboli del mestiere, così come le vie di accesso verso conoscenze superiori, che dovevano acquisite da soli, nel corso della vita professionale, viaggiando fino a dove vi era qualcosa da costruite o qualcosa di costruito, peregrinando per i diversi Cammini delle Stelle.
Questo tipo di relazione, a così elevato livello, impregnava tutto l‘Ordine dello spirito dei Compagni; il che, unito alla loro linea di pensiero e d’azione, avviata verso l’ideale sinarchico, spiegherebbe l’unanimità tra le commende e le provincie templari, di tutti i paesi, senza che ci si sorprenda del fatto che, in particolari momenti, possa apparire che tale unanimità non esistesse.
Lasciando da parte i vincoli di operai e artigiani con il Tempio, vi fu un’azione reciproca, sul piano educativo, tra gli artisti d’élite, selezionati e poi preparati per difficili compiti, in quanto erano compagni o qualcosa di simile; così come molti compagni venivano ammessi a prendere l‘abito monacale o il mantello dei templari.

Abbiamo visto come alla Cavalleria Guerriera si sovrapponesse la Cavalleria di Mestiere, rappresentata dal compagnonaggio operaio, artigianale, così l’iniziazione del Cavaliere Errante o del Monaco-Guerriero, non era incompatibile con quella del Cavaliere Compagno; su piani diversi tutte e due servivano all’idea e all’azione. E tutte e due esprimevano l’appartenenza alla cavalleria mistica.
Queste iniziazioni segrete erano necessarie a causa dello stesso carattere religioso, sacro, che possedeva il lavoro per le corporazioni. Era, per così dire, “sacerdotale” e la sua pratica, un rito che poteva essere realizzato soltanto da uomini investiti di poteri soprannaturali.

Si sottintende che i maestri d’opera ricevessero l’autorità del Santo Fondatore, che a sua volta l’aveva ricevuta da qualche profeta o da un angelo, intermediari tra la divinità e gli uomini; questa autorità veniva trasmessa oralmente, attraverso Ia lunga catena dei predecessori.

In quanto ai simboli utilizzati dai templari nelle loro costruzioni, dalla più complessa pianta fino al più semplice modiglione, sappiamo come le principali influenze esoteriche provengano dalla cabala ebraica, dall’antico Egitto, attraverso il cristianesimo copto e gnostico e dal mondo mussulmano sufita.
Lo stesso capita per la maggior parte dei riti e delle usanze.
In tal modo:
il Compasso e la Squadra celano il Sigillo di Salomone; l’Albero Sacro della Vita, trasformato in Acacia o Palma, è ebraico ed egizio; il Triangolo, le cui tre punte formano Io schema primordiale, appartiene alla Cabala; la Stella, tanto a cinque come a otto punte, è Orientale; il bastone con il manico a spirale, l’Abacus, usato rispettivamente dal Maestro Costruttore e dal Gran Maestro del Tempio. appartiene alla stessa famiglia ermetica dello scettro del faraone, etc.
Da qui deriva l’uguaglianza dei geroglifici, segni e figure geometriche, così frequenti negli edifici templari, disegni che sconcertano tanti ricercatori e che possono derivare solo dall’iniziazione operaia. Perché i simboli del medioevo non erano decorazioni capricciose della moda del momento, bensì veicoli d‘idee.
Questo insegnamento ha ispirato e diretto quei poemi architettonici che sono gli edifici religiosi del medioevo o “dimore filosofali” come le ha definite cosi mirabilmente Fulcanelli.
Quei libri di pietra, manifestazioni; dalla grande “enciclopedia di lusso” della cattedrale, al libro “pocket” degli eremi e delle cappelle poligonali.
Hanno ricevuto questi insegnamenti dai Compagni Costruttori, europei, bizantini, siriani cristiani d’Oriente e da alcuni mussulmani che collaborarono con loro in occupazioni comuni, obbedendo alle stesse tradizioni universali.