Le Guna
Le Guna sattva, rajas (movimento, energia, attività frenetica, passione) e tamas contraddistinte con i colori bianco, rosso e nero rappresentano rispettivamente la tendenza all’elevazione, all’espansione dispersione e al discendente inerte. Quando le forze dei guna sono in equilibrio, la prakriti non produce nessuna modificazione (tutta la manifestazione riposa nella potenzialità di un seme), nel momento in cui l’equilibrio si rompe, la prakriti emana l’universo.

Le guna sono presenti in ogni aspetto del mondo manifesto. Ad esempio la mente umana, che è un prodotto dell’universo, può essere pura, passionale o ignorante: la mente sattva è chiara, priva di confusione e rappresenta l’aspetto sano e benefico dell’intelligenza; la mente rajas è costantemente colorata dalle emozioni, è reattiva e rappresenta l’aspetto della violenza; la mente manas è piena di confusione e rappresenta l’aspetto della delusione.
Una persona con prevalenza di sattva predilige cibi sattvici quali la frutta, il latte, l’acqua, il miele, le verdure, i cereali, ecc.; con prevalenza di rajas è attratta da cibi rajasici come la carne, il pesce, il caffè, il pepe, ecc.; con prevalenza tamas è invece attirata da cibi tamasici come i cibi conservati, insaccati, avanzati, l’alcool, l’aceto, il cacao, ecc.
Tamas, Rajas e Svatta
Tamas, Rajas e Sattva sono perciò i costituenti del mondo fenomenico e si manifestano nel temperamento e nel comportamento dell’individuo determinandone l’impronta psichica.
Gran parte dell’umanità vive e si muove all’interno della qualità rajas pur essendo costantemente attirata verso la componente tamas.

La sattva guna non ha capacità d’attrazione, la propensione verso di essa richiede un atto di volontà e quindi è molto rara poiché, purtroppo, è più comodo percorrere una strada in discesa anziché in salita. La componente tamasica inibisce ed ostacola le altre due componenti; la qualità sattva, quando è espressa, implica il trascendimento e quindi l’assenza delle altre due qualità inferiori.

Nel Tantra yoga ritroviamo le tre guna indicate nelle tre disposizioni del percorso evolutivo attraverso tamas, rajas e sattva espresse come Pasubhava (disposizione animale), Virabhava (disposizione eroica) e Divyabhava (disposizione divina) che possono essere raggiunte per gradi, a seconda della natura e del livello dei praticanti.
Da tutto quanto detto finora, emerge che le qualità rajas e tamas ostacolano fortemente il lavoro spirituale, e infatti Patanjali afferma che per procedere verso l’unione (yoga) con l’Assoluto, rajas e tamas dovranno essere gradatamente sostituite da sattva. Possiamo affermare perciò che lo scopo dello yoga e di armonizzare rajas e tamas in sattva.

Chakra, cibo e energie

Tornando al nostro argomento, è bene sottolineare l‘importanza tra i chakra e il cibo.

I cibi rajasici e tamasici (solidi e liquidi) ostacolano la pulizia delle nadi, se le nadi non sono pulite come fa l’energia pranica a scorrere? E come possono i chakra essere attivati se il prana non può fluire liberamente nelle nadi!
A questo punto è chiaro che ancora prima di rivolgere l’attenzione ai chakra è necessario un onesto impegno di ricerca e sviluppo delle qualità sattviche.
Si può notare come sia normale, tranne quando ci si impegna in pratiche specifiche, assorbire l’energia dall’esterno in modo disordinato.

Questa energia rischia di sviluppare eccessivamente o inibire l’attività dei chakra, i quali, a loro volta, se non sono in equilibrio, ricevono molta più energia di quanta occorre, oppure non sono nelle condizioni di riceverla.

Questi squilibri possono favorire l’insorgere di malattie in quegli organi governati dai chakra stessi.
Facciamo un esempio: l’Anja chakra, il sesto chakra, influenza in particolare la ghiandola pituitaria o ipofisi. Questo chakra, come gli altri, se è troppo attivo, riceve energia pranica in eccesso, mentre se è passivo o chiuso, non riceve il giusto quantitativo energetico.

Nel primo caso, si può determinare nel corpo un anormale sviluppo osseo, regolato dall’ipofisi, con eventuali deformazioni alle articolazioni, o al contrario nel secondo caso, si può determinare una debolezza della struttura ossea o un ritardo di sviluppo.

A questo punto ci rendiamo conto di quanto sia limitante considerare i chakra solo dal punto di vista spirituale senza tener conto della componente fisica. Accenno qui che lo yoga, attraverso le asana, assolve proprio a questo compito così importante, di aiutare i chakra ad espandersi se passivi od a contrarsi se troppo attivi.

Accertato quindi che lavorare sui chakra significa essenzialmente equilibrarli, occorre riflettere sul fatto che una super attività dell’energia dei chakra agisce sul corpo come agirebbe un acido e cioè……….. consumando.

È per questo che alle richieste rivolte al Brahmananda di fornire tecniche yoga in generale o pratiche per lavorare sui chakra, noi rispondiamo consigliando di non avvalersi di libri, di non praticare da soli, ma di cercare persone qualificate.

In India gli insegnamenti si trasmettono per via diretta da maestro a discepolo, proprio allo scopo di prevenire qualsivoglia errore di interpretazione, che la sola lettura di un libro, difficilmente potrebbe correggere. Un maestro può consigliare, con la sua esperienza, le asana adatte alla costituzione fisica e allo stato di salute, che varia da persona a persona, scegliendole tra quelle che stimolano o inibiscono l’attività dei chakra, passando poi, solo in un secondo momento, al lavoro con i pranayama, per pulire i canali energetici, riequilibrare l’energia nell’organismo e indirizzarla all’interno dei chakra nella giusta misura.

Una pratica semplice e priva di pericoli
Si tratta di lavorare sui chakra avvalendosi dell’uso del mantra AUM (più conosciuto nella sua pronuncia come OM).

Questo mantra è all’origine della manifestazione dell’universo e, come dice Patanjali, è un valido aiuto per rimuovere gli ostacoli sulla via dell’illuminazione.

I mantra sono frasi, singole parole, sillabe o suoni seme (bija mantra), composti dalle lettere dell’alfabeto sanscrito, carichi di vibrazioni energetiche e che si ritiene possano mettere il praticante in contatto con l’Assoluto universale.

Si giunge infine al punto in cui la pratica consiste nell’esecuzione dapprima della lettera A vibrare nel basso ventre, poi il suono sale, si trasforma nella lettera U e vibra all’altezza del cuore, salendo ancora diventa la lettera M che inizia a vibrare nella gola e, affinandosi, sale verso la sommità della testa.

Ovviamente il suono AUM in questo caso viene fatto con un respiro unico e va ripetuto per 18 cicli.

Al termine possiamo restare raccolti guardandoci nel silenzio privo di movimento mentale.

Qui il cuore può espandersi nella quiete e, prima di concludere, possiamo stringere in un abbraccio ideale tutti gli esseri viventi.
Con questa pratica si stimolano direttamente in senso ascensionale ben 4 chakra: Manipura, Anahata, Vishuddha e Anj a, veicolando successivamente il mantra verso il Sahasrara-chakra. Questo significa che la liberazione dall’illusorietà del mondo materiale sale dal basso, passa attraverso il cuore per arrivare all’intelletto e toccare così le qualità più fini dell’esistenza.

A questo punto è agevole considerare che si è percorsa una strada simbolica attraverso i tre guna, dal Tamas al Sattva.

Infatti l’OM attraverso la sua espressione sonora pur indicando un normale ciclo di vita racchiude in sé anche l’intero percorso spirituale: la “A” rappresenta la creazione, la “U” lo sviluppo e la “M” il completamento estinzione, l’unione sonora delle tre lettere racchiude in sé, nella sua armonia, l’integrazione dell’anima individuale con l’anima cosmica.

Se l’OM viene eseguito meccanicamente è solo una tecnica efficace a produrre benefici terapeutici a livello psicofisico, ma difficilmente aiuta ad entrare in una dimensione di unione mistica.

Però l’AUM esprime e rende manifesto il Divino fonte di ogni conoscenza e perciò la sua recitazione deve essere fatta con la piena consapevolezza del suo significato e il praticante non deve conservare l’attenzione sulla pratica dell’Aum ma stabilizzarsi, sull’Assoluto che è dentro e fuori di noi.