In principio era lo “squillino” su uno dei primi Nokia. La punteggiatura era il testo: i puntini di sospensione significavano tutto. Era il 2000, i primi Millennials avevano compiuto diciotto anni e, all’epoca, comunicavano già via sms.
Quel display, che si illuminava in bianco e nero, era la rivoluzione sentimentale del momento. Un vantaggio digitale che i fratelli maggiori, della generazione X non avevano conosciuto: loro erano diventati maggiorenni dicendo “ti amo” a gettoni (che finivano sul più bello) nelle cabine telefoniche. E leggendo sui giornali di attori come l’ultimo dei Mohicani, Daniel Day Lewis, che nel 1995 lasciò, in modo plateale, la collega Isabelle Adjani via fax.
Il fax oggi è una macchina così “preistorica” che gli ultimi Millennials, nati nel 2000, non l’hanno mai vista. E questo fa capire quanto l’amore sia una faccenda tremendamente complicata a cavallo… tra un secolo e l’altro.
Si è passati dagli Sms con i primi emoticons, alla “maledetta” spunta di Whatsapp che, quando resta grigia, riesce a mettere in ginocchio qualunque generazione, a qualunque latitudine, sia i ventenni di allora, ora quarantenni (il 23 % della popolazione globale circa 1,8 miliardi di persone), e i ventenni di oggi, zoomers della GenZ.
Sì, perché la spunta sembra essere l’unico giudice di sentimenti ed emozioni: se mi ami, mi metti un like sui social e mi rispondi su WhatsApp. Se non rispondi significa che mi stai ignorando. Tutto l’alfabeto sentimentale contemporaneo ormai si svolge così.
Diretti eredi dell’era dei social media, i Millennials amano, si cercano (e fanno sesso) perlopiù on line, tra testi, video e messaggi audio. Secondo una ricerca di TikTok e Censuswide il 40% di loro si è dichiarato on line, o pensa che lo farà a breve, mentre oltre un terzo afferma di reagire positivamente quando il partner esprime on line il proprio amore.
Il problema è conoscerlo questo alfabeto: comporta esperienze moderne (e terremoti emotivi) come il dating (conoscersi on line), il ghosting (sparire senza dare spiegazioni), l’orbiting (orbitare con i “mi piace” senza lasciarsi coinvolgere) e soprattutto il sexting, il sesso in… diretta digitale. Eventi sentimentali che non richiedono per forza di doversi vedere dal vivo, doversi confrontare e mettersi in discussione.

E non è poco: cambia tutto. Sullo sfondo si agita la paura che ossessiona tutta fa generazione: il FOMO, Fear Of Missing Out, la paura di essere esclusi, che corrisponde al timore di perdere o di non partecipare ad una esperienza piacevole che coinvolge amici. A cui fa da contrappasso il FOBO, Fear of Better Options, l’ansia di dover ottenere il meglio, anche in amore (cambiare partner in continuazione, come cioccolatini da scartare).
Così se un contatto non risponde si passa al successivo, quasi fosse un elenco di convalida, a cui sottoporre quello che si fa e, in definitiva, chi si è.
Parole e pensieri sembrano non contare: è la connessione, la disponibilità permanente a far sì che esista la parola Amore. Basta questo. Risultato: l’amore è un’opzione. Il sesso pure. Il matrimonio non viene neppure preso in considerazione.
Coi Millennial, il tasso dei matrimoni potrebbe calare fino al 70% rispetto ai genitori, i dati Istat confermano che negli ultimi 10 anni i matrimoni sono calati di 50mila unità, l’età media alla quale ci si sposa si è alzata, diventando 38 anni per gli uomini e 34 per le donne, i matrimoni durano in media 10 anni.
Fuga dalle responsabilità?
Forse non è così banale la risposta. Schiacciati dall’esempio dei genitori Boomers e dall’incombente presenza di una generazione Z sempre più sveglia e sul pezzo, i Milllennials sono cresciuti in piena crisi economica, nell’epoca del tramonto del posto fisso, tra nomadismo, coworking, multitasking. La precarietà dell’economia e del lavoro è diventata propedeutica alla loro affettività.
Eurispes ha rilevato che 8 Millennials su 10 pensano che la coppia sia più importante della famiglia.

Le ragazze lo pensano più dei maschi. Il matrimonio per loro non è il sogno della vita. Se devono scegliere puntano sulla convivenza. Le nozze vengono sentite come qualcosa di definitivo, mentre una coabitazione lascia un margine di libertà più ampio. Sono i figli della società dell’immagine, del narcisismo, del lavoro a progetto. Non sono abituati al lungo termine, o addirittura indeterminato. E, manca l’ingrediente essenziale per l’esistenza stessa dell’amore: il mistero. Che poi è la diretta conseguenza del calo del desiderio
Perché questa è la generazione che spesso è “uscita” con un partner, non nel mondo reale, ma dentro una chat. E ha perso la verginità mascherata dietro un avatar.
Si fa, certo, poco, ma ancora si fa. Solo in modo diverso, sicuramente contestuale al momento storico. Si fa sexting, la sessualità si svolge in parte on line, anche attraverso l’autoerotismo. Va detto che non è una pratica da demonizzare, ricordiamoci che parliamo di nativi digitali, è la loro modalità. Evita malattie, fa superare la vergogna e permette di avere un’altra identità. Siamo in una società ipersessualizzata e fra le giovani è abitudine il parlare di sesso con le amiche e di scambiare immagini erotiche esplicite via smartphone. È sdoganato anche l’uso dei sex toys.
Il discorso vale anche per chi oggi ha quarant’anni e si ritrova a cercare un partner nelle App di dating.
Ma la prima volta dove si fa: in stanze vere o virtuali?
La verginità ormai si perde spesso… al computer. In chat. Il sociologo Zygmunt Bauman profetizzava che in dieci anni si sarebbe finiti in una società fluida: ci siamo arrivati. Il problema è la dipendenza che provoca questa modalità. Con ragazze iperconnesse su Tik Tok o sui social, allineate all’identità che propongono, ma questo è un altro problema.
Il sesso è qualcosa di pudicamente poco realista, il focus non è il partner, l’altro, ma il proprio io ed il soddisfacimento personale. Poi si vedrà. Eventualmente.
C’è un dato ancora più inquietante rilevato da Bumble, App di dating e social networking “al femminile”. Pare che novembre e dicembre siano i mesi migliori per la cosiddetta “Cuffing season”, la “stagione dell’ammanettamento” ovvero la ricerca di un partner senza data di scadenza per ripararsi dall’inverno. I protagonisti? Proprio i Millennials. Cercano rapporti per affrontare la depressione invernale.
Resta da chiedersi se esista ancora il colpo di fulmine nonostante i social… Forse c’è speranza tra gli Zoomers che entrano in sintonia, per poi perdersi.
Salvo incontrarsi di nuovo perché l’amore trova sempre la sua strada.