Stanza prima
(Ovvero: dall’eremo al cenobio)
L’istanza ascetica, la tensione al martirio, la carità, la vita appartata dal mondo e la solitudine, tutto questo é il Deserto nel quale soltanto può avvenire quell’intimo colloquio con il Padre, che l’anima che cerca vuole trovare (Mt. 14,23 – Lc.5,16) ad imitazione di Cristo.
Dei santi eremiti forse solo l’egiziano Antonio riuscì a condurre l’intera sua vita nel deserto del Mar Rosso; Martino fuggito dal mondo sull’isola di Gallinara al largo della Liguria, divenne Vescovo di Tours suo malgrado, e Benedetto lasciato lo Speco di Subiaco, fondò con Cassino il primo cenobio che da lui ebbe una Regola ed un senso.
In realtà, furono numerose nell’Alto Medioevo le esperienze di vita monacale in forma associata, ricordiamo tra le altre, quella di Marcella e Albina, nobili romane, madre e figlia, le quali rimaste vedova l’una, e nubile l’altra si ritirarono nella loro villa sull’Aventino presto richiamando a se altre nobili donne desiderose di estraniarsi dal mondo per praticare la contemplazione e la carità, dando così vita ad uno dei fenomeni socio-religiosi più caratteristici dell’Occidente europeo e fondando una vera e propria tradizione ascetica che assunse presto due forme: quella del distacco anche materiale dal mondo con la vita in solitudine, e quella del distacco solo morale dalle abitudini secolari di un mondo che stava inesorabilmente invecchiando nella corruzione.

Con la fondazione motu proprio da parte di papa Sisto III prima di un monastero sull’Appia, e di S. Ambrogio a Milano, e S. Paolino da Nola a Napoli, si attua il legame tra episcopio e cenobio che per i secoli avvenire avrebbe escluso esperienze spirituali eterodosse dall’ambito così delineato.

Il progetto di Cassiodoro di fondare una scuola teologica Romana ad imitazione di quella Alessandrina, fallito a causa dell’invasione bizantina, anche dopo la Pragmatica Sanctio del 534, trova lo stesso Cassiodoro molto invecchiato, sebbene ancora pieno di entusiasmo per la fondazione di quella che sarà chiamata la Regola del Maestro.

Questo primo nucleo normativo della vita monastica si caratterizza per il precetto di seguire la parola dei Padri e l’insegnamento del Maestro, di studiare la Bibbia senza rigettare le scritture profane, le quali anzi sono favorite come ragioni di comprensione della Sacra Scrittura, e nel caso il monaco non sappia o non voglia darsi agli studi, gli è suggerito il lavoro dei campi. Cassiodoro redige un catalogo di libri consigliati e il curriculum di quelle che diverranno le arti liberali del settenario.