Nella Tracia, così come nella Grecia, gli dei solari erano trascurati dalla gran massa popolare, che preferiva ad essi le divinità femminili che evocavano le forze della natura. Le sacerdotesse della Luna o della Triplice Ecate, avevano imposto la loro supremazia, appropriandosi dell’antico culto di Bacco, avevano preso il nome di “Baccanti”, dando così risalto al regno sovrano della donna ed al suo dominio sull’uomo.

In questo periodo, in Tracia, aveva fatto la sua apparizione un giovane di una straordinaria bellezza, per poi far perdere le sue tracce: lo si diceva morto, disceso tra gli Inferi.

In gran segreto era fuggito in Egitto, iniziato ai Misteri del grande Tempio di Osiride, era tornato in Tracia dopo venti anni, col suo nome iniziatico: adesso si chiamava Orfeo o Arfa: colui che guarisce con la luce. Creando i Misteri in Grecia, Orfeo fuse la piccola religione di Zeus e quella di Dioniso, in un pensiero universale. Gli iniziati ricevevano, dai suoi insegnamenti, le Sublimi Verità, la cui luce benefica giungeva anche al popolo, sotto il velo accessibile della poesia e delle cerimonie pubbliche.

Da ogni parte della Grecia venivano a bussare alla porta del santuario di Zeus.

Qui lo Ierofante, gran pontefice del Tempio, preparava i discepoli per l’iniziazione, rivelando loro le chiavi per comprendere e scoprire il Segreto dei Mondi e l’Anima della Natura. Innanzi tutto, il Grande Mistero dell’Unità e Trinità di Dio: Zeus Tonante è il solo Essere che regna. Egli è lo sposo e la sposa divina, uomo e donna, Padre e Madre. Dalla loro unione Eterna scaturiscono il Fuoco e l’Acqua, la Terra e l’Etere; si originano il Giorno e la Notte, i Titani e gli Dei, gli uomini e tutta la Natura.

Dioniso è il figlio, il Verbo di Zeus manifestato.

A questa rivelazione seguiva quella del secondo Grande Mistero: la morte e la resurrezione di Dioniso.

Un giorno il Dio contemplò estaticamente, in una grotta, Persefone-Maia che tesseva un velo, sul quale trasparivano le immagini di tutti gli esseri.

Fu improvvisamente assalito dai feroci Titani e delle selvagge Titanidi: i primi perché gelosi della sua bellezza, le seconde perché impazzite d’amore per lui. Il suo corpo, smembrato, ridotto in pezzi e messo a bollire.

I Titani furono colpiti dai fulmini di Zeus, mentre il cuore di Dioniso, riportato nell’etere da Atena, divenne un luminosissimo sole.

Dal fumo sprigionato delle carni del dio, furono generate le anime umane degne di risalire al cielo, e solo quando queste avranno raggiunto il cuore fiammeggiante di Dioniso, questi potrà resuscitare.

Gli uomini sono la carne ed il sangue di Dioniso.

Il neofita attendeva di essere avviato sul sentiero che portava alla verità suprema, a quella verità che si raggiunge solo attraverso l’iniziazione. Lo ierofante, trasfigurato dall’ambiente e dalla solennità dell’atto, informava il discepolo che era giunto il momento. Ed ecco le verità che bisognava tacere alla folla e che solo agli iniziati era dato conoscere:

Dio è uno ed immutabile, mentre gli Dei sono innumerevoli e diversi tra di loro. Le più grandi divinità sono lo anime degli astri; i soli, le lune, le stelle, le terre hanno ciascuno la proprio divinità, e tutte le divinità si sono originate dal fuoco celeste di Zeus.
Ora, il neofita beveva una pozione che lo faceva crollare in un sogno terrifico, ma alla fine, una luce deliziosa inondava tutto il suo essere. Ha assistito, in sogno, al matrimonio tra Terra e Cielo, tra Dioniso e Persefone. Poi… il sipario.
Per il profano, Orfeo è una figura leggendaria strettamente legata a quella di Euridice, per amore della quale, discese tra gli Inferi, straziato dal dolore per la sua scomparsa. Ma, aldilà della leggenda, quale fu il vero ruolo d‘Euridice nella vita e nel destino del grande Profeta?
Orfeo aveva conosciuto Euridice nella valle di Ecate, sede delle Baccanti, vedendola un giorno avviarsi verso la dimora di Aglaonice, la terribile maga che, invaghitasi della giovane, tentava, con i suoi incantesimi, di attirarla al culto di Bacco. Egli era riuscito a fermarla unendosi a lei nella luce del divino Eros. Aglaonice, furiosa, uccise Euridice con un veleno. Morta la sposa, Orfeo, disperato, volle ricercarne l’anima. Vagò invano finché giunse all’antro di Trofonio. Orfeo, sottoposto ai vapori sacri, cadde in un profonda trance, durante la quale gli apparve Euridice. Lei disse di trovarsi in una specie di limbo, attendendo di essere liberata. Orfeo sarebbe riuscito nell’impresa solo dopo aver salvato la Grecia dando ad essa la Luce.
Al suo risveglio, si sentì penetrato da un amore sovrumano. Euridice viva gli aveva dato l’ebbrezza della felicità; Euridice morta gli faceva trovare la Verità. Ed ecco il vero ruolo di Euridice nella vita di Orfeo. Fu per amor suo che riuscì a penetrare i segreti dell‘ iniziazione, della magia e ad accostarsi alla scienza divina. Così Euridice, trasfigurata e sublimata, fu assunta da Orfeo a principio e fondamento della sua dottrina. Ella divenne, nell’iniziazione orfico-dionisiaca, l‘Eterno Femminino, la Natura. Ed è proprio qui la profonda differenza che esiste tra l’Opera di Orfeo e quella di Mosè.

Pur partendo entrambi dall’iniziazione egiziana e quindi dalla stessa fonte esoterica, essi sviluppano due dottrine completamente opposte. Mosè, gelosamente fedele alla Tradizione monoteista, glorifica il Padre; il Dio maschio. Orfeo, innamorano dell’Eterno-femminino, glorifica Eva, Iside, la Natura, fecondata dall’Eterno-mascolino ed intimamente fusa con Lui.   Nonostante l’altezza della sua dottrina ed i grandissimi meriti acquisiti nella sua opera di “iniziatore” e rivelatore, anche Orfeo, come Krishna prima, Socrate e Gesù dopo, ha dovuto subire il sacrificio di una morte violenta come coronamento e conferma della propria “Missione”.
Guidati dalla maga Aglaonice, le Baccanti sono accampate, con migliaia di guerrieri traci per assaltare e distruggere il santuario di Zeus. Orfeo, sotto il cielo stellato, si reca pacificamente verso l’accampamento nemico; con un discepolo, parla dell’anima; l’Anima è figlia del Cielo e, quando scende nella carne, essa continua a ricevere l’influsso dall’Alto.
Riesce a parlare amorevolmente con i nemici, finché Aglaonice non rinfocola l’odio e la violenza; e, mentre l‘innocente vittima cade sono i colpi della follia, Aglaonice spia, con infernale interesse, l’ultimo soffio di vita del Profeta, volendo coglierne la profezia finale.         Ma il morente, con una metamorfosi che lascia attoniti gli astanti, sussurra soavemente un nome: Euridice.
E‘ soltanto un attimo, ma la visione è sufficiente per provocare un cataclisma nelle coscienze dei Traci e delle Baccanti. Tutti, colti dal rimorso del delitto commesso, fuggono pieni di orrore e di angoscia.
Con la sua morte, Orfeo salvò non solo i santuari di Zeus, ma la Grecia stessa. La dottrina, la scienza ed i Misteri del grande Ierofante si diffusero ovunque, attraverso le vie segrete dei Templi e l’anima di Orfeo divenne, ben presto, l’anima stessa della Grecia.

In questo mondo, però, nulla è immutabile ed eterno; come ogni altra creazione, umana o divina che sia, anche le dottrine e le religioni sono soggette all’ermetico “principio del ritmo”:         “Ogni cosa fluisce e rifluisce; ogni cosa ha le sue fasi; tutte le cose s’innalzano e cadono; l’oscillazione del pendolo si manifesta in tutte le cose: la misura dell’oscillazione a destra è la misura dell’oscillazione a sinistra: il ritmo compensa” (Da “Il Kibalion” di “Tre iniziati”).                  E‘ un principio che abbraccia tutti i fenomeni dell’Universo: i soli, i mondi, gli uomini, gli animali le piante, i minerali, le forze, l’energia, la mente, la materia, lo spirito.

Tutto nell’universo nasce, si sviluppa, muore, rinasce. Nascono i soli, raggiungono il massimo limite di potenza, incominciano il loro processo di regressione; dopo eoni di tempo diventano masse inerti di materia, fino a quando un nuovo impulso vitale non rimetta in movimento le loro energie interne dando luogo ad un ulteriore ciclo di vita solare. Lo stesso avviene per i mondi, per tutte le cose che hanno forma e per tutte le cose viventi e non viventi. Lo stesso avviene per le nazioni, i governi, le mode, le filosofie, le religioni: in tutti si ha nascita, sviluppo, decadenza, morte, e poi… rinascita.
Cosi la Grecia, dopo la luce di Orfeo, fu invasa dalle tenebre. I libri del Grande Iniziato vennero bruciati, i suoi templi distrutti. Si giunse perfino a cancellarne il ricordo, tanto che, alcuni secoli dopo la sua morte, nonostante le autorevoli voci di Pitagora e di Platone, in qualche parte dell’Ellade si dubitava anche della stessa esistenza di Orfeo.