La settimana prima mi aveva detto che l’ultima cosa che mi avrebbe insegnato era il potere di ottenere tutto ciò che volevo. Non vedevo l’ora di arrivare a quell’ultima lezione. Mi ero stancato di parlare del cuore. Quell’argomento mi ricordava brutti pensieri che cercavo di seppellire, perché facessero meno male. Ma per quanto fosse doloroso far riaffiorare i ricordi, mi ero accorto che stava diventando più facile, meno penoso. Ed arrivò un momento in cui non reagivo più con la stessa emotività. Potevo ripensarci senza smarrirmi nel dolore, senza biasimarmi. Potevo pensarci e basta. Lo speaker era ancora nella mia testa, ma avevo quasi smesso di ascoltarlo; o forse il volume si era molto, molto abbassato. Giaida mi stava spaccando il cuore: a volte era doloroso, ma sentivo che era la cosa giusta da fare.
Una cosa che tutti hanno in comune, è il primo suono che sentono: il battito del cuore della madre. Quel ritmo costante è il primo legame che ciascuno conosce, non con la mente, ma con una consapevolezza che risiede nel cuore, il luogo in cui troviamo conforto anche nei momenti più oscuri. È ciò che ci lega gli uni agli altri e ciò che si spezza quando siamo lontani. Il cuore ha una magia tutta sua: l’amore.
Richard Davidson, dell’Università del Wisconsin, ha condotto uno studio sulla compassione, analizzando il cervello dei monaci tibetani, che praticano regolarmente la autoipnosi. Quando ha chiesto loro di indossare una cuffia dotata di elettrodi per l’elettroencefalogramma, spiegando che serviva a misurare la compassione, i monaci sono scoppiati a ridere. I ricercatori hanno pensato che il motivo di quell’ilarità fosse la cuffia, che sembrava una parrucca. Ma non era così: i monaci ridevano perché i ricercatori si sbagliavano.
«Lo sanno tutti» ha spiegato alla fine uno dei monaci. «La compassione non proviene dal cervello, ma dal cuore.»
La scienza ha dimostrato che il cuore è un organo dell’intelligenza, che non solo è influenzato dal cervello, ma lo influenza a sua volta; e condiziona le emozioni, la razionalità e le scelte. Anziché attendere passivamente le istruzioni del cervello, il cuore pensa per conto proprio ed invia segnali al resto del corpo. Il nervo vago, che si origina dal tronco encefalico ed innerva il cuore e altri organi, fa parte del sistema nervoso autonomo (SNA). La naturale variabilità della frequenza cardiaca, è un riflesso del nostro stato emotivo ed è influenzata dall’attività del SNA. Nei momenti di stress il tono del nervo vago diminuisce e predomina quella parte del SNA che prende il nome di sistema nervoso simpatico (SNS).
Il SNS è associato ad una parte primitiva del sistema, progettata per reagire alla paura, innalzando la pressione e la frequenza cardiaca, oltre a limitare la variabilità di quest’ultima. Al contrario, quando ci sentiamo calmi e rilassati, il tono del nervo vago aumenta e predomina il sistema nervoso parasimpatico (PSNS). Il PSNS stimola la risposta di «riposo e digestione», mentre il SNS mette in atto la reazione di «attacco o fuga».
Giaida mi stava aiutando ad istituire nuovi collegamenti tra i neuroni. Era la mia prima esperienza di neuroplasticità, ben prima che questo termine entrasse nell’uso comune.
Giaida mi insegnava non solo a modificare il cervello, creando nuovi circuiti neurali, ma anche a regolare il tono del nervo vago e, così facendo, ad influenzare il mio stato emotivo, la frequenza cardiaca e la pressione del sangue. Con una consapevolezza intuitiva degli effetti di ciò che mi insegnava, e senza sapere nulla delle ragioni mediche dietro la magia, Giaida mi aiutava a concentrarmi, a potenziare l’attenzione, mi rendeva più calmo, irrobustiva il mio sistema immunitario ed abbassava i miei livelli di stress.
Un giorno mia madre mi chiese se mi drogassi. Fino a quel momento non l’avevo mai fatto: alcol e droghe mi terrorizzavano. A quell’epoca lei aveva già tentato il suicidio con i farmaci varie volte. Mi disse che sembravo molto più calmo e felice. Meno nervoso. Grazie a Giaida stavo imparando a governare le emozioni, a stimolare l’empatia, l’ottimismo, il rafforzamento delle relazioni sociali. Lei aveva cambiato il modo in cui pensavo a me stesso e al mondo.
E quello, a sua volta, aveva cambiato tutto il resto.
Insegnandomi a rilassare il corpo ed a tenere sotto controllo i pensieri, Giaida mi addestrava a dominare la mente. Mi stava tramandando il più grande trucco di magia di tutti i tempi, un’illusione più straordinaria di quelle di Houdini, messa in scena di fronte a un pubblico scettico e ipercritico: il mio cervello.
Imparando ad osservare i pensieri, stavo imparando anche a separarmi da loro. O, almeno, così mi disse Giaida. All’epoca non ero sicuro di aver capito cosa intendesse. Ma pensavo che neanche Giaida ed i suoi trucchi sarebbero riusciti ad imprimere una svolta alla mia vita. Abitavo ancora in un piccolo appartamento in un quartiere in cui nessuno andava a vivere di sua volontà. Ero povero. Avevo pochi amici ed una vita sociale inesistente. E benché sapessi che i miei genitori mi amavano, la mia vita restava difficile. Se nasci ricco non hai problemi, pensavo, ma se nasci povero, sei come quello spettatore che l’ipnotista fa salire sul palco per convincerlo di essere un uccello. Per quante volte batta le ali, quel disgraziato non volerà mai davvero e la gente non farà che ridere di lui.
Cercavo di aprire il cuore, facevo del mio meglio per recitare le affermazioni positive, ma dentro di me ero ancora il bambino povero che viveva in un piccolo appartamento ed aveva fame di cibo e d’amore.
Pensavo di sapere chi ero e cosa mi riservava il futuro. Non ero ancora pronto a vedere le mie ferite come un dono. Ero impaziente di imparare l’ultimo trucco di Giaida. Ero andato da lei ogni giorno per cinque settimane e ne restava solo una prima del suo ritorno in Umbria.
«Giovanni, so che hai l’impressione che una parte delle cose che ti ho detto non abbia avuto effetto. Voglio che tu sappia che invece ne ha avuti eccome. Molti di più di quanto tu possa capire ora.»
Annuii e cercai di interromperla per dirle che si sbagliava, ma non mi lasciò parlare.
«Non ci resta molto tempo da passare insieme, Giovanni. Nel poco che rimane ti insegnerò la magia più grande che conosco. Ma devi ascoltare con attenzione tutto quello che dico. Tutto. È importante perché, a differenza delle altre cose su cui ci siamo soffermati, quest’ultimo metodo ha il potere di darti tutto ciò che pensi di volere. E questo lo rende pericoloso. Devi capire che ciò che credi di desiderare non è sempre ciò che è meglio per te e per gli altri. Prima di esercitare questo potere devi aprire il cuore, per scoprire cosa vuoi: se non sai cosa vuoi davvero e ottieni ciò che credi di volere, finirai per avere quello che non vuoi.»
Eh? Come, scusa? Non avevo la più pallida idea di cosa stesse dicendo. In quel momento capii solo: «Questo metodo ti farà ottenere tutto ciò che vuoi». Avevo cercato di convincerla a passare all’ultimo trucco prima del previsto. Continuavo a ripeterle che il mio cuore era già aperto, di passare al sodo… ma lei scuoteva sempre la testa.
«Giovanni, non puoi saltare la fase in cui apri il cuore. È la parte più importante, credimi. Promettimi che lo aprirai sempre, prima di fare quest’ultima cosa, che sto per mostrarti. So che pensi ai miei insegnamenti come a trucchi, e forse in un certo senso lo sono. Ma ti prego di ricordare che questi trucchi hanno un potere. Se non prendi sul serio quello che ti dico, ci sarà un prezzo molto alto da pagare. Impara questo da me oggi, così non dovrai impararlo a tue spese in futuro.»
«Te lo prometto.» Avrei promesso qualsiasi cosa pur di imparare il suo ultimo trucco. Cuore aperto o no, non importava. Sapevo esattamente cosa volevo. Esattamente.
Mi pento di non aver prestato più attenzione. Di non aver imparato a dodici anni ad aprire il cuore, agli altri e al mondo. Quanto dolore mi sarei risparmiato? Quanto sarebbero state diverse le lezioni che mi ha impartito la vita? Quali relazioni avrebbero potuto ed invece non hanno funzionato? Sarei stato un marito migliore? Un padre migliore? Quali scelte avrei fatto? È difficile dirlo. Penso che impariamo ciò che siamo destinati a imparare, e alcuni sono destinati ad imparare certe cose a proprie spese e sulla propria pelle. Giaida ha cercato di aiutarmi al meglio delle sue possibilità. Mi ha insegnato a difendermi da solo, a non lasciare che fossero gli altri a decidere quanto valevo, cosa meritavo, qual era il mio potenziale. Ha cercato di impedirmi di essere causa dei miei mali. Ma ero giovane, affamato, e quando mi ha mostrato come addestrare la mente, mi ha aperto un mondo, e io l’ho assaltato come la fortezza del nemico. Non potevo sapere ciò che so adesso, perché se l’avessi saputo avrei aperto prima il cuore. La testa è potente, ma può darci ciò che vogliamo solo se prima apriamo il cuore.
Il dolore può essere un dono se ci insegna qualcosa. Ma infliggere sofferenze inutili a noi stessi ed agli altri non nobilita, oltre a essere ingiusto nei confronti di chi condivide il dolore con noi. Giaida mi ha insegnato incantesimi potenti, e avrei potuto risparmiare molte sofferenze a me ed agli altri se avessi prestato più attenzione, quel giorno. Ma ero solo un ragazzino, e prestare attenzione era un’altra delle cose che non mi riuscivano ancora benissimo.

I trucchi di Giaida: numero 3
Aprire il cuore
1. Rilassate completamente il corpo (trucco numero 1).
2. Concentratevi sulla respirazione e cercate di svuotare la mente.
3. Se dovessero affacciarsi dei pensieri, distogliete da loro l’attenzione e riportatela sul respiro.
4. Continuate a respirare, a sgomberare la mente.
5. Ora pensate a una persona che vi ha dato amore incondizionato. L’amore incondizionato non è un amore perfetto, o privo di dolore e sofferenza: significa solo che qualcuno vi ha amato in modo non egoistico, per un istante o per un certo lasso di tempo. Se non vi viene in mente nessuno, pensate a una persona che voi stessi avete amato in quel modo.
6. Percepite il senso di calore ed appagamento che l’amore incondizionato porta con sé, continuando intanto a respirare lentamente. Avvertite la forza dell’amore: come vi fa sentire accettati e preziosi nonostante i vostri difetti e le vostre imperfezioni.
7. Pensate a una persona alla quale volete bene e, consapevolmente, rendetela oggetto del vostro amore incondizionato. Riflettete sul fatto che il dono che state elargendo è lo stesso che avete ricevuto a vostra volta, e che farà sentire accettato e prezioso chi lo riceve.
8. Mentre date amore incondizionato a una persona a voi cara, tornate con la mente a cosa avete provato quando lo avete ricevuto voi stessi e a come vi siete sentiti.
9. Riflettete su cosa si prova quando si è oggetto di premure e sollecitudine, amati nonostante i propri difetti e le proprie imperfezioni, e pensate a qualcuno che conoscete ma che non vi suscita sentimenti particolari, né in positivo né in negativo. Adesso estendete consapevolmente a questa persona l’amore incondizionato. Cingetela d’amore, auguratele una vita serena e con meno sofferenza possibile. Serbate quella persona nel vostro cuore e osservate il suo futuro. Immaginatela felice. Lasciatevi avvolgere completamente da quel calore.
10. Ora pensate a qualcuno con cui avete avuto rapporti difficili, o per cui provate sentimenti negativi. Convincetevi che spesso le azioni di un individuo non sono altro che manifestazioni del suo dolore. Vedete quella persona come vedete voi stessi: un essere imperfetto e incompleto che a volte commette errori. Pensate a chi vi ha dato amore incondizionato. Riflettete su come quell’amore e quell’accettazione vi hanno influenzati. Ora offrite quello stesso amore alla persona con cui non riuscite ad andare d’accordo o che vi suscita sentimenti negativi.
11. Guardate ogni persona che incontrate ricordando che è un essere imperfetto quanto voi che ha commesso errori, ha imboccato strade sbagliate e a volte ha fatto soffrire gli altri, ma che si trova in difficoltà e merita amore. Elargite consapevolmente agli altri l’amore incondizionato che è in voi. Inondateli di amore, calore e accettazione. Non importa come reagiscono.
L’importante è che il vostro cuore sia aperto. Un cuore aperto si connette con gli altri, e questo cambia tutto.