I Templari, dove realizzavano i propri insediamenti, lasciavano dei segni o dei simboli, che spesso si trovano ancora nelle loro chiese e talvolta nelle rovine.
Noi indichiamo tra tali simboli fondamentali principalmente la croce templare; un altro segno che a nostro parere è altrettanto significativo è la rosetta a sei raggi. Poi ancora è importante la Tau, che, diversamente da quando si è creduto finora, non è solamente a forma di T, bensì a forma di X dalla sua origine aramaica.

L’utilizzo della Tau ad X dei Templari, ci porta a credere possibile, non solo il ritrovamento da parte dei Templari dei documenti giudeo-cristiani, sotto il Tempio di Gerusalemme, ma anche la persistenza, dell’Ordine del Tempio, in Gran Bretagna, dopo il suo scioglimento.

Sono caratteristiche in questo senso le gambe incrociate a X delle statue dei Cavalieri Templari che ancora sono visibili nella Chiesa del Tempio a Londra.
Oltre alle rosette o ruote a sei o otto raggi e la Tau a X, esistono anche altri segni Templari molto significativi.

Segnaliamo l’Agnus Dei, un agnello con un gonfalone a forma di croce, molto presente nei sigilli del Tempio. Un altro segno è rappresentato dall’Albero, spesso eradicato, che proviene dalla tradizione templare, come anche la frequente Palma del Paradiso.
Si può individuare la presenza frequente di due oculi o finestre circolari che talvolta si aprono nelle facciate di alcune chiese antiche.

Notiamo tali oculi nell’antica chiesa del Sancta Sanctorum (la scala Santa) del Laterano a Roma, che era poi il centro Romano dei Templari, il luogo considerato e definito “il più santo del mondo”.

Quel Laterano che, dopo lo scioglimento dell’Ordine Templare e la sua sostituzione con l’Ordine degli Ospedalieri Giovanniti sarebbe stato chiamato S. Giovanni in Laterano, era il centro della Cavalleria Templare, e difendeva la sicurezza del Pontefice.
Altri numerosi esempi esistono in Sardegna, Chiesa di San Pietro ad Ales (Oristano) o quella di San Domenico a Cagliari, dove era, in precedenza, la chiesa Templare S. Anna.

Queste forme sono legate agli inizi del cristianesimo, spesso si tratta di due rosoni, con sei o otto raggi. Gli oculi, che permettevano il passaggio della luce, all’interno in penombra,  volevano rappresentare i due mondi con cui, chi lascia questa vita, si trova a contatto: il mondo materiale, da dove sta uscendo e quello spirituale, in cui sta entrando.

L’aggiunta della croce perfeziona il trittico dei simboli.
La croce, rappresentata graficamente come una croce patente iscritta in un cerchio, era la croce dei Cavalieri Templari Professi, cioè, di quelli che prestavano i voti, era la stessa aureola che si disegna attorno al capo di Cristo, aureola circolare che ha al suo centro una croce potenziata.

Questi cerchi, spesso in gruppo di tre, erano costituiti, al centro, da una croce nel cerchio, e ai lati da due rosette, quasi sempre a sei raggi (il sei è il periodo della Creazione e rappresenta sia la dimensione materiale, che Maria).

Giuseppe d’Arimatea chiede e ottiene da Pilato il corpo del Cristo crocifisso. Giuseppe era un cavaliere, un uomo d’azione che, assieme ad altri cinque cavalieri, aveva servito Pilato, assai fedelmente, senza chiedere alcuna ricompensa. Giuseppe, proprio a causa del suo servizio, ottiene l’eccezionale favore, ma solo con l’aiuto di Nicodemo, uomo mistico e il contemplativo, dedito allo studio della legge. Nell’episodio di Giuseppe d’Arimatea e di Nicodemo che, assieme, si recano alla croce, c’è da evidenziare il riunirsi di due facoltà, quella dell’azione e quella della contemplazione che, solo unite, possono ottenere il corpo di Cristo. È una precisa allegoria che si applica al cammino della Cavalleria Terrena verso la Cavalleria Celeste.

Infatti, la conquista del Graal inizia proprio con il distacco del corpo di Cristo dalla croce. Questo episodio, interpretato in chiave simbolica, esprime una concezione medievale per cui la cavalleria terrena o la via del guerriero, è propedeutica all’accesso alla cavalleria celeste, che ne è lo scopo supremo.

Il distacco del corpo di Cristo dalla croce, chiamato dello schiodamento (su Scravamentu) rappresenta proprio tale momento, di interiorizzazione del mistero, e di accesso ai Cieli.

A questo punto potremmo ricordare della differenza, per i Templari, della croce, priva del corpo di Gesù, rispetto al crocefisso. Il crocefisso rappresentava il dolore, la sofferenza e la passione del Cristo, che portarono alla redenzione dell’umanità; ma per la loro gnosi, il Cristo glorioso, dopo la morte, aveva una valenza ben diversa; la prima aveva una valenza generale e il crocefisso era esposto pubblicamente nelle loro chiese, sotto il quale si trovava in genere il cranio, con le tibie incrociate, alla maniera dei Templari.

La seconda rientrava nei Misteri dell’Ordine ed era comprensibile solo dagli iniziati ai Misteri, i Cavalieri professi e i religiosi dell’Ordine del Tempio.

La croce, senza il corpo umano di Cristo, voleva significare che il Cristo era stato assunto misticamente dal Cavaliere, dopo la cerimonia dello schiodamento.

Non dimentichiamo che la processione dei misteri, ancora oggi presente in numerose località di tradizione templare, vede lo snodarsi, durante la Settimana Santa, di gruppi di statue, che rappresentano la vita, la passione e la morte del Cristo, fino alla deposizione dalla croce e alla gloria finale della Pasqua. È così importante la cerimonia di distacco dal corpo del Cristo dalla croce, che il simulacro del Cristo viene costruito in modo tale che, dopo il distacco, il corpo di legno possa essere posto in una lettiga come addormentato.
Bisogna sempre leggere le tradizioni, sia in senso macrocosmico, sia microcosmico. Cioè, i fatti allegorici raccontati vanno interpretati anche a livello di crescita personale e quindi, il distacco dal corpo di Cristo e della sua successiva deposizione in un sepolcro, che la tradizione vuole sia nuovo, allude al processo di interiorizzazione del mistero, che, trascendendo i sensi e la ragione, viene vissuto nella sua sede propria: all’interno del contemplante rinnovato (nato una seconda volta, nello spirito).

Li, nel suo Cuore-metafora del Sepolcro vergine dove la creatura è sepolta col Cristo, il mistero diviene forza agente nella coscienza purificata, pronta ad essere trasformata dal potere del Verbo.